DIE MALA 2 the return
2 Marzo 2019
DaniloDrz, Peppe, Giampaolo, Serjeck, Cesare, Franco, Paolino, Maurizio, Emiliano, Marcello, Carlo .....
Scrive Danilo:
Correva l’anno 2009 e durante le prime chiacchierate di una 2gg memorabile, raccontai un aneddoto realmente accaduto a due miei ex colleghi della fu azienda telefonica SIP nei primi anni 80. Avevano appena consegnato ai tecnici territoriali i nuovi mezzi, fiat fiorino grigi con scritta SIP rossa sulla fiancata. I due colleghi furono chiamati a sistemare un guasto di linea in palo nelle campagne della profonda barbagia, quando in una stradina di campagna vengono fermati da due loschi figuri muniti di fucile e con volto coperto. L’autista del fiorino impaurito abbassò il finestrino e senti solo queste due parole pronunciate dall’uomo dal volto coperto: “ OE DIE MALA!” .
li fecero scendere, li legarono insieme abbracciati a un albero senza pantaloni ne mutande e gli rubarono il fiorino. Ovviamente è facile immaginare le male lingue dell’epoca cosa ci cucirono sopra …
Le vicissitudini della 2gg del 2009 battezzarono l’avventura come DIE MALA! Una lunga sequenza di eventi sfigati o comunque storti non hanno soluzione di continuità e sono concentrati in una sola uscita …. DIE MALA appunto.
Lo scorso due marzo, mi sono svegliato con un forte mal di testa e già cominciavo male, poi però, le cose andarono peggio :-D
riporto alcuni scambi posto uscita fatti su lista whatsApp.
A sa prossima callonara!!!
Scrive Maurizio
Il due di marzo è stata programmata un'uscita revival andando dietro ad una idea di Giampaolo che proponeva di rifare parte dei tracciati delle vecchie motocavalcate.
L'organizzazione prevede un appuntamento a simbirizzi per alcuni che vogliono fare il trasferimento in moto fino alle carceri di Castiadas , al distributore tamoil del bivio di Maracalagonis per alcuni altri che vanno fino alle carceri in macchina e carrello e, infine , direttamente alle carceri per tutti quelli che arrivano da villasimius.
Alle 8,30 a simbirizzi ci troviamo io, danilo, peppe, serjack, emiliano, carlo maxia.
Io arrivo ma il freno posteriore non funziona; quando faccio benzina, al distributore eni di viale marconi, compro anche del DOT4.
Grazie a Danilo e Peppe, ripristiniamo il funzionamento del freno (il circuito era praticamente senza olio) ma perdiamo una ventina di minuti.
Per guadagnare tempo tagliamo in asfalto ma Danilo buca al posteriore in modo misterioso, su salita a piana dei lumaconi (ex cavalli), foro di lato senza chiodi e senza segni sulla gomma; fermi, smonta gomma, monta camera da 21, rimonta gomma, perdiamo almeno un'altra mezz'ora. Avvisiamo gli altri, che sono già alle carceri, che non sappiamo se e quando arriviamo.
Intanto gli altri iniziano il giro partendo dalle carceri. Finalmente ripartiamo e facciamo la piana dei lumaconi e poi i pietroni a salire.
Appena iniziamo cado, da fermo quasi. mi rialzo e salgo, ma la moto mi salta di qua e di la. Mi appoggio in un tornante e il paramani mi preme sull'acceleratore che mi rimane incastrato; continuo la salita fino alla strada di monte paulis facendomi un discreto mazzo (arrivo con l'avambraccio bello stanco per via del blocco dell'acceleratore). Con Danilo sistemiamo il paramani e proseguiamo verso le carceri passando dallo stradone di monte paulis guadando pozze anche profonde.
Quando arriviamo alle carceri non c'è nessuno, o meglio gli altri sono in giro.
In giro ci sono Paolino, Franco con la scorpa, Cesare, Marcello, e la nutrita schiera di Villasimiesi (Giampaolo da solo !!!).
Giampaolo la mattina è stato graziato da una pattuglia che lo ha fermato nel trasferimento da Villasimius a Castiadas.
Partiamo sempre su asfalto per arrivare a ridosso di san priamo e intercettare gli altri che sono andati a feraxi e passeranno da li. Intanto, al bivio di capo ferrato Serjeck scoppia la forcella e se ne sgomma a casa. Nel frattempo Marcello ha trovato modo di recitare la sua parte nella giornatina di merda, zappulando su cristof e scorticandosi la mano. Ad ogni buon conto riusciamo ad agganciare il gruppo sul bivio feraxi; una volta riuniti ripartiamo ma dopo un pochino ci accorgiamo che non c'è Cesare. Torniamo indietro; è ancora fermo al bivio con la moto in panne. Smontiamo la moto di Cesare che ha la batteria a terra perché probabilmente il generatore non riesce a ricaricarla.
Finalmente ripartiamo ed entriamo nella zona dello stagno di colostrai con Paolino che si esibisce in un passaggio su una passerella in cemento mezzo fatiscente e si ritrova con mezza moto su e mezza moto giù. Grazie a marcello e agli altri si rimette in carreggiata .
Proseguiamo su sabbia (un pezzetto anche in spiaggia) e facciamo le solite foto di rito .
Mentre scorriamo sulla sabbia la moto di marcello si spegne e non da segni di vita, poi riparte. Anche Carlo Maxia cade sulla sabbia e gli si storce la forcella. Ci fermiamo al chiosco di colostrai e sbirrandiamo. Carlo rimette in sesto la forcella. Ripartiamo guidati da danilo verso la tagliafuorco di "ogni santi".
In un single track tottu perda, Peppe cade su un arbusto secco e gli entra una scheggia nel labbro inferiore. Proseguiamo e, appena imboccata la pietraia giusta la batteria della mia moto non da più segni di vita. Abbandono la pietraia e torno indietro mettendo in moto a spinta. Anche Cesare ha problemi di batteria e ha necessità di mettere in moto a spinta. Si decide di andare a vedere il guado del Piccocca e poi di rientrare. Poco prima del guado, in un tratto assolutamente tranquillo, cado malamente (non mi capitavano cadute così loffie da alcuni anni) e mi faccio male.
Dolorante dopo un pochino rimetto in moto e riparto; con me ci sono Franco e Paolino. Gli altri sono già andati avanti. Arrivo al guado sul Piccocca quando Franco è già dall'altra parte.
Traguardo le tracce da una parte all'altra del fiume e affronto il guado. Vado tranquillo fino a tre quarti, poi la moto inizia a scarrocciare verso valle perché c'è un fosso che ovviamente non si poteva vedere da fuori. L'acqua diventa più alta e vedo anche sassi più grandi sul fondo.
Scendo dalla moto con l'acqua che mi arriva sopra le ginocchia (stivali totalmente sott'acqua !) e la porto a spinta, ma dopo alcuni metri mi si spegne e mancano ancora quattro o cinque metri ad uscire dal fiume.
Naturalmente la moto non riparte perché la batteria è morta. Paolino, vista la mala parata per me guada passando più a monte. Poi arrivano lui e Franco e in tre riusciamo a tirar fuori la moto. Una volta fuori ci vogliono almeno dieci minuti per rimetterla in moto (a spinta) con Franco e Paolino che si sfiancano con la pedivella senza riuscire a farla partire. Alla fine Paolino sulla moto e Franco che spinge, riescono a farla ripartire. Io sono pieno di dolori dalla zappulata. dal guado andiamo alle carceri di Castiadas su asfalto e li riagganciamo tutti gli altri. per fortuna trovo posto in carrello e rientriamo con tappa al Kalabar per un'altra birretta. li nasce l'idea di chiedere allo zio di fare una paginetta sul sito per ricordare la die mala n. 2.
Scrive Marcello:
Sulle uscite polverose la Chat e’ solita essere
sonnolenta ed inattiva. Non questa volta. Gia’ dai primissimi giorni della
settimana parte la proposta del GP_President in cerca di nostalgici percorsi in
ricordo dei trascorsi Cavalcosi in quel del Sud-Est, ampliando l’idea con
l’aggiunta di una ulteriore vaga e indefinita macroarea del Sarrabus.
Se si
esclude l’entusiastica approvazione di Emiliano, la risposta come sempre risulta
tiepida per non definirla gelida.
Passano i giorni e si riaccende il fuoco
enduristico che cova, apparentemente spento, sotto le ceneri del poco distante
Weekend appena trascorso.
Ricalcando quanto desiderato da Giampaolo,
intervengo io in Chat proponendo un percorso che tocca alcuni passaggi
impegnativi, tra questi, Baccu Travessu, Busseddu e Costera Gennargiolas e la
zona di Baccu Locci. Rincara la dose di difficoltà DaniIo aggiungendo ulteriori
luoghi ameni quali cuill’e Camboni e Piscina Leccis ma soprattutto focalizzando
il track-pensiero verso la zona poco distante di Baccu Arrodas da raggiungere
passando per la Tagliafuoco denominata “Ognisanti” (come si sa i Toponimi
Enduristici nascono sempre da uno specifico antefatto; Così non si sottrae la
nostra Tagliafuoco, denominata tale per l’impronta mistica che ha lasciato in
eredità in altre precedenti uscite, vista la difficoltà di risalita, riuscendo a
dare in visione, a chi l’ha percorsa, una schiera di santi che vanno dalla Santa
Madonna, passando per San Giuseppe, fino a San Zenobio).
Nel weekend le
adesioni si susseguono sempre più numerose; E così che si decide per il Sabato
in una uscita da attuarsi nel vicino Sud-Est. Il percorso è come spesso definito
da DanIbba a canovaccio, si andrà avanti cioè con un misto di tracciato già
deciso, a grandi linee, senza troppi dettagli (con l’aggiunta di incognite
spesso corrispondenti a tratti dal sapore ruvido ed amaro come solo gli asparagi
sanno esserlo) supportato dai nostri principali sensi quali, Fiuto con il naso,
Vista con gli occhi ed a mente laddove non bastassero gli altri.
La logistica
delle uscite è un altro di quegli aspetti umani più vicini al caos che ogni
altra cosa; trascurando di menzionare i vari tira e molla, metti e togli, ferree
scuole di pensiero, gruppi ed accoppiamenti, bagarre tra Sgarrelloni del comodo,
Trasfertisti su ruota ed Indomabili smanettoni del puro e solo OFF-ROAD si
decide di partire in quattro gruppi distinti.
La compagine composta da
Danilo, Peppe, Maurizio, Sergio, Emiliano e Carlo decide per una partenza dal
Simbirizzi con direttrice di transito in gran parte su OFF-ROAD e passante sulla
piana dei Gavalli (no non si tratta di un refuso ma di una necessità tipografica
marcatamente Sarda), Monte Paulis, Castiadas.
Uno sparuto gruppetto (in
realtà composto da sole due persone) composto da Cesare e Marcello con partenza
(per questa occasione) comoda e Sgarrellata direttamente da Sinnai calcando il
liscio nastro d’asfalto fino a Castiadas.
Un secondo duetto composto da Paolo
e Franco, anche loro Sgarrellati e stracomodi, decidono di raggiungere la
località di Castiadas direttamente da Capoterra e Cagliari sempre dalla via
bituminosa;
Giampaolo opta per un avvicinamento dalla finitima Villasimius su
ruota ed in sella alla moto passando esclusivamente per confortevoli vie ed
escludendo tratti di OFF-ROAD;
Per tutti il Rendez-Vous resta lo slargo posto
di fronte alle vecchie Carceri di Castiadas con ora di arrivo fissata per le
09.30
Siamo sul posto in discreto anticipo dove ci accoglie il sempre
piacevole scenario Castiadese, quel giorno spennellato dai saturi colori del
terso cielo e degli ammantati monti. La chiesa di SANTA BASILIDE appare con il
suo portale spalancato, quasi a suggerirne una visita e invitarci alla dovuta
preghierina ( acccc….e se l’avessimo ascoltata!!).
Di fatto arriviamo
appaiati con l’altro duo Sgarrellato di Paolo e Franco; C’è il tempo per
cazzeggiare, calare le moto dai piccoli pianali e prepararsi per l’attesa
endurata … intanto arriva il big President GP con sua la borbottante carota 525.
Subito ci racconta di come per miracolo sia scampato alle grinfie della Stradale
e di come la Polizia volesse aprirgli il culo a suon di contestazioni. (un
preludio alla DIE MALA che davanti ci parava?)…Mhaaa!!.
L’area lieve e
giocosa viene interrotta dalla chiamata di Maurizio indirizzata al mio telefono:
Con difficoltà cerca contatto GPRS-GSM-4G-5G dall’altipiano di Codoleddu, che
come si sà non pullula di ripetitori, rendendo inutile l’alta tecnologia in
quella piana dei Gavalli. Con voce pacata, ma grave di tono, ci informa del
fatto che hanno dovuto posticipare la partenza per una perdita d’olio
sull’impianto frenate della sua Beta e che sono partiti con mezz’ora di ritardo
ma soprattutto ci evidenzia di come siano in quel momento fermi paludati con il
pneumatico posteriore di Danilo sgonfio (come possa quel cingolo dentato MC360
forare, rimane un mistero) e ancora da riparare. Aggiunge: “Danilo si è rotto i
coglioni e ha deciso di indietreggiare e rientrare a casa”. Urlo di getto di
evitare ciò e chiedo di proseguire senza altre scuse sostenendo che gli avremo
aspettati un’altra mezzora a Castiadas, in alternativa saremo partiti senza di
loro e con calma ci saremo ricongiunti a Feraxi, più precisamente a ridosso
dello stabilimento di Gennaro Fontana.
Siamo ora compattati in due gruppi
distinti. La nostra personale escursione prosegue in 5: Giampaolo, Cesare,
Marcello, Paolo e Franco, ignari ciascun gruppo del proprio destino e delle
decisioni prese dall’altro gruppo (non è stato possibile sapere con certezza se
avessero preso la decisione di proseguire o meno).
Decidiamo di andare verso
nord in direzione di Feraxi, passando per la mula di Kristoff affrontata in
recente endurata in una giornata di pioggia intensa. Mula assurdamente erosa,
scavata e devastata dalle piogge scorse e, forti della conoscenza dei luoghi, la
superiamo agevolmente ed in disinvoltura. Valicato Kristoff tentiamo la discesa
in un nuovo tratto di macchia che bypassa quei tornanti devastati; Bypass che ci
porta apparentemente dentro una proprietà privata. Apriamo, ed in sosta al di la
della rete, Franco si accorge che la sua Motina Scorpa resta irregolarmente
accelerata. Come api al miele, in modo quasi irresistibile, Paolo da par suo si
precipita a maneggiare cavo, manetta, tensionatori, risolvendo l’intoppo. Per
non perdere altro tempo si decide nel frattempo di verificare la fine della
strada e il suo sbocco in punto agevole. Mi faccio avanti io. L’avanscoperta,
specie in solitaria, ha di suo una buona dose di incognita e pericolo.... Il
destino pare fosse in agguato: al mio rientro verso il gruppetto affronto una
curva a gomito in staccata e con troppa velocità, leggera distrazione con
sguardo rivolto verso il gruppo, e preso un sasso smosso su terreno duro, scarto
irrimediabilmente l’anteriore e casco rovinosamente a terra come un sacco
pieno.
Metto in conto più di una caduta ad uscita, più o meno gravosa (che va
dalla moto poggiata fino alla ruzzolata lieve) ma una “zappulata” così seria non
mi accadeva da anni, più precisamente dall’attraversamento del cervo e il suo
investimento in pieno (2014?). Risultato, mano scorticata sul palmo, anca
seriamente tumefatta e maledettamente dolorante, gomito, collo e schiena con
dolori solo un po più tenui rispetto all’anca. La moto con vetro specchietto in
frantumi, paramani storto e consumato, cavi commutatore tranciati, grafiche
parafango anteriore saltate, gioia di casco con calotta abrasa, maglia e
sottomaglia strappata …. e qui subentra l’orgoglio dell’endurista …. Alla
domanda dei compagni….tutto ok? non si può che rispondere, “si certo nulla di
grave” , cervcando di minimizzare l'accaduto... e dentro restano i dolori di un
male cane. Archiviata la batosta si prosegue …
Un’altra serie di contatti
telefonici tra Me Peppe, Maurizio e Giampaolo e in zona Tuerra riusciamo a darci
un nuovo e fresco (sic!! visti i 19° all’ombra!!!) Meeting Point all’imbocco del
ponte basso, posto ai margini dello stagno di Feraxi.
Lieto di percorrere
quel breve tratto di asfalto che ci separa, sento i dolori un pò meno
percettibili ma indelebilmente presenti che mai mi abbandoneranno in tutta la
giornata; Ecco che ci appare Danilo all’interno della piazzola spartitraffico
che da SAN PRIAMO conduce a Feraxi.
Come bestie ferite ci salutiamo a muso
duro, capiamo tutti che la giornata non è delle migliori; Mentre si attendono
Maurizio, Peppe, Emiliano e Carlo di rientro dal rabbocco benzina, Danilo ci
porta a conoscenza della desistita di Sergio che, esplosi i paraoli delle
forcelle anteriori decide per il rientro forzato in un tratto di avvicinamento
non meglio specificato.
Ma tant’è che la Cugurra (se volete un eufemismo,
parliamo comunque della sfiga) viaggia con noi, anzi pare essere il dodicesimo
equipaggio, e visto che mai ci abbandona sembra avere il mezzo più
performante.
Che dire, non poteva mancare in sosta l’ennesimo problemino …
Ebbene, la moto di Cesare non sente di partire, nessuna prova e contatto sembra
far rispondere l’accensione. Per farla breve (anche se è costato ben oltre
mezz’ora) si scopre che la batteria al litio è andata. Ci si scambia gli
accumulatori tra le moto di Cesare ed Emiliano e risolviamo (momentaneamente) il
problema.
Foto di rito a suggello della disavventura e dell’incazzo scolpito
nei nostri visi, e si riparte verso l’area umida di Feraxi con l’intento di
superare indenni il labirinto di margini e passerelle disseminati tra acquitrini
e tratturi per poi dirigerci nell’altra zona umida di Colostrai con la sua area
sabbiosa, e goderci un pò di tirate “galleggianti” in velocità sull’arenile.
In una di queste passerelle dimenticate da Dio, sbriciolata e paurosamente
deteriorata, Paolo si esibisce in un numero a dir poco da circo. La moto scarta
sul posteriore e si cala dalla passerella con il mezzo fermo sul fianco, e lui,
per controbilanciarne il peso ed evitare che gli cadesse in acqua, rimane appeso
in modo a dir poco innaturale. AGITORIUS, AGITORIUS … sono attimi, frazioni di
secondo …. essendo in termini di distanza il più vicino a lui, rinuncio a
poggiare la moto su cavalletto, la lascio cadere direttamente a terra (? sul
fianco della parte già danneggiata dalla precedente caduta) e mi precipito a
dargli manforte (direi piuttosto dargli peso in controbilancia) e con l’aiuto di
Peppe e poi degli altri usciamo anche da questo piccolo merdaio.
Si vola
verso le distese di sabbia del Colustrai; L’esperto Scout Danibba ci dirige in
quella che definisce “stradina di sabbia” che altro non è che il RetroDuna della
spiaggia di Colostrai. Bellissima esperienza, sembrava di emulare i grandi
campioni delle prime edizioni della vecchia Parigi-Dakar.
Entriamo
sull’arenile vero e proprio …. E vai grandi tirate…. rientriamo e percorriamo il
RetroDuna segnato da una stradina e ci imbattiamo in un accenno di pista da
allenamento di motocross, giriamo forsennatamente là dentro all’impazzata, senza
un senso logico di marcia, tagliando da curva a curva per tangenti e rettilinei,
monoruota, impennate, polvere, archi di sabbia, derapate ….. Una banda di dieci
indemoniati simili a caotiche particelle di elettroni e protoni fuori controllo
roteanti attorno all’atomo durante il processo di fusione nucleare. …. Un
miracolo se non si è entrati in collisione frontale!!!!.
Scopro in questo
frangente quanta potenza riesca a “tagliare ed assorbire” al motore il fondo
sabbioso sciolto, capace di piegare fortemente l’esuberanza della 60_ina di
Gavalli del WuerRone.
Usciamo dalla sabbia, fermandoci per prendere fiato;
Alla ripartenza il magico pulsantino anziché far girare il rotore riesce a
produrre un solo, sordo clack …. Che dire panico, mai prima accaduto; Su
suggerimento di Franco spingo con la pedivella e la moto riparte al secondo
scalcio (deduco che il forte calore da sforzo (il tubo di scarico ci passa a 1
centimetro) abbia per un attimo messo in crisi il motorino. Infatti, spengo e
riaccendo più volte con il solo ausilio dell’avviamento elettrico senza che si
presenti il minimo problema. Due minuti di panico. Ma ..… viste le sfighe della
giornata la cosa non mi tange più di tanto.
Ci rifocilliamo da Marina Giò,
una sorta di caddozzone di lusso fissato su fondamenta piuttosto che su ruote
(nel quale ho avuto modo di mangiare egregiamente in precedenza).
Non paghi
della pesante giornata, decidiamo di raggiungere comunque Baccu Arrodas passando
per la mitica ascensore, la Tagliafuoco di “OGNISANTI”. L’avvicinamento desta
qualche timore e preoccupazione, anche se da lontano ci appare come un diamante
grezzo di grande valore, unico “SFREGIO” nella diffusa macchia mediterranea:
Primo tentativo asparagino di approccio e l’indomito Danilo ci guida lungo il
versante sinistro di un rigagnolo in secca che altro non è che un compluvio di
base montana privo di uscite, ormai arrivati al termine del single Track si
decreta il dietro front (quanto è duro girare i tacchi in un luogo impossibile e
dopo tanta fatica). Nella discesa del single track (che Cesare si fa
letteralmente a spinte per il crollo della seconda batteria) vedo Peppe a terra
in preda ad un lamento, piuttosto ad un fastidio e in quell’istante Maurizio che
estrae con freddezza (coglievo il particolare del suo viso pallido, molto più
pallido di quello di Peppe) una scheggia di olivastro, credetemi, della
lunghezza di alcuni centimetri, dal labbro inferiore della bocca di Peppe. Era
in sostanza un accenno di Piercing Ligneo (passante da parte a parte) che poteva
fungere da grosso stuzzicadenti. Incredibilmente, a denti stretti (e labbro
serrato) si prosegue alla ricerca dell’ingresso Ognisanti.
Si trova poco più
sopra l’altro imbocco per la tagliafuoco. Nel salire ci troviamo di fronte ad
una devastazione idrogeologica senza pari, un taglio trasversale profondo e
apparentemente insuperabile. Lo aggredisco a piedi con la moto accesa in un
fianco. Ecco su apparire la OGNISANTI (Noooo!!! è solo la base della
tagliafuoco, la vera Ognisanti è sul secondo tratto di ascesa) ad ogni modo la
affronto ma prima di percorrere il secondo tratto mi fermo in attesa delle
retrovie (che sentite al telefono desistono nella salita perché Maurizio a sua
volta perde la possibilità di utilizzo dell’avviamento elettrico.).
Salgono
sul primo tratto Marcello, Cesare, Carlo, Emiliano
Si comprende e si decreta,
visti i trascorsi che sa Die, e’ Mala … si torna sui propri passi e si rimanda
Ognisanti ad altro giro e altro giorno. La discesa al fondo valle ci porta ad
imbatterci su un’altra potenziale via di valico delle colline sottostanti.
Proviamo e troviamo accesso da una cancellata. Sali, scendi, prova e riprova
arriviamo in vetta alla collina che il fido GPS mi nomina de “SU ZEPPIRI”.. si
apre ai nostri occhi uno spettacolo impagabile; In una visione sinottica con
postazione di rara angolazione si apre l’insieme dell’area umida del Colustari e
in lontananza quella di Feraxi:
Bella ma impossibile, ovvero invalicabile..
una quasi invisibile recinzione di filo spinato ci ostacola la discesa a valle,
obbligandoci al rientro
L’ora avanza, si decide di tornare sui propri passi,
direzione Carceri di Castiadas che a meno di volerla raggiungere su asfalto, non
risultano vicinissime. Ci separa il GUADO SUL PICOCCA e il dedalo di strade
(sempre polverosissime) che dall’Annunziata porta a monte Proceddus e scarta a
sinistra in direzione di Castiadas.
Sembra filare tutto liscio ma non ci
accorgiamo che Maurizio, Franco e Paolo restano indietro con noi convinti del
contrario, immaginandoli avanti a noi. Morale arriviamo a tarda sera a Castiadas
con Maurizio & company attardati di soli 30 secondi ma con sulla groppa
l’ennesima disavventura: da sui racconti, a motori spenti, Maurizio ci parla di
una brutta e memorabile caduta a lui occorsa prima del guado sul Piccoca e dello
spegnimento del BETA nel bel mezzo del Piccoca.
Tiriamo le somme è scopriamo
che anche il buon Emiliano riporta a casa (oltre alla batteria al Litio ormai
fusa data in dote da Cesare) un piccolo inconveniente … Paraoli forcella
scoppiati e copiosa perdita di olio.
Che dire una bellissima giornata di
Enduro alternativo che ha messo in luce la innegabile stoicità del gruppo dei
polverosi, di un buon affiatamento, votato al divertimento ed alla sana passione
della moto.
Piacevolmente stanchi, doloranti e carichi di divertenti ricordi,
dal punto iniziale ci avviamo verso le rispettive Domus.
Alla
prossima……
Alcune FOTO: